“Convers(az)ione verso il biologico”: racconto del workshop del 30.11.19

Articolo pubblicato mercoledì 12 Dicembre 2018

Successo del workshop: vincente la territorialità nel biologico

 

Venerdì 30 novembre a Rovolon all’interno del workshop “Convers(az)ione verso il biologico: le sperimentazioni in atto, le varietà resistenti e l’importanza del biologico nel territorio” si è discusso di biologico e delle sperimentazioni in atto in viticoltura insieme a studiosi nazionali e tecnici del territorio. Un boom di presenze: oltre 170 i partecipanti tra mondo produttivo, operatori e tecnici all’evento organizzato dal Biodistretto Colli Euganei e BioVenezia nell’ambito del progetto TerritoriBio.

Mimmo Vita di Veneto Agricoltura ha abilmente moderato gli interventi dei relatori. Da subito a fare gli onori di casa il Presidente Marco Sambin del Biodistretto Colli Euganei insieme al Presidente del BioVenezia Daniele Piccinin, che hanno sottolineato la mission dei distretti e il percorso iniziato per abbassare l’utilizzo del rame nella difesa fitosanitaria.

Luca Colombo di Firab nel suo intervento spiega il nuovo servizio di e-ticketing previsto dal progetto TerritoriBio finanziato da PSR della Regione Veneto che vede coinvolti i tecnici dei due biodistretti in un’assistenza online con il mondo produttivo.

Prende la parola l’Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto Giuseppe Pan che sottolinea come “anche noi stiamo avendo un’evoluzione su questi temi che sono sempre più richiesti dai mercati.  Come Regione del Veneto abbiamo quasi 100.000 ettari di vigneto e quasi 4.500 ettari di biologico, una conversione in aumento ma ancora inferiore rispetto alla totalità. Come produttori siamo al primo posto con il 35% della produzione nazionale. Voi che appartenete a dei distretti avete una maggiore responsabilità nel produrre la qualità. Essere biologici significa essere diversi e porsi nei confronti del mercato in modo diverso. I Biodistretti sono territori differenti da tutelare, per questo motivo nella misura 16 abbiamo voluto dare un aiuto a questi due progetti importanti. È mia intenzione portare avanti con esperti quali l’Università, il Cirve, il Crea, un tavolo per un agricoltura sempre più sostenibile e rispettoso dell’ambiente e di convivenza con i cittadini. Nella misura 12 abbiamo finanziato 979 domande con 31 milioni di euro a disposizione del biologico e nella misura 3.2 sei progetti per 579mila euro messi a disposizione sempre del biologico. Questo per favorire una biodiversità da rispettare e in linea con un trend che sta aumentando. Infine – conclude l’Assessore Pan – stiamo aprendo bandi per assistenza tecnica: c’è un bando per circa 96 milioni di euro aperti da qui fino al prossimo anno volto anche a favorire un risparmio idrico, risorsa preziosa sia nel mondo del biologico che convenzionale verso una sostenibilità produttiva”.

Virtuoso il Biodistretto del Chianti che in Amelia Perego, socio fondatore dell’omonima Associazione, illustra come in piccoli Comuni quali quello di Greve, Panzano in Chianti (Comune questo al 90% bio) e quello di Gaiole in Chianti, sono un punto di riferimento per una filiera produttiva verso il biologico.

Il grande merito di questa esperienza di bio territoriale, continua Amelia Perego, “è quello di aver capito che lavorando tutti assieme il risultato finale è senz’altro superiore alla somma dei singoli risultati, sia sotto il profilo fitosanitario che economico ed ovviamente ambientale.” Il Biodistretto nasce infatti (seguendo le linee guida di AIAB) da un patto con le Amministrazioni locali che si impegnano con una Delibera a fornire mense pubbliche bio, ad implementare la raccolta dei rifiuti, a non utilizzare sostanze di sintesi per la gestione del verde pubblico e alla sostituzione della plastica nelle manifestazioni pubbliche.

Importante per Amelia Perego e condivisa da tutti è la territorialità che i Biodistretti offrono con i propri prodotti: “è l’unica arma in grado di contrastare e differenziarsi dai grandi gruppi che sono entrati nel comparto biologico”.

In seguito Luisa Mattedi, nota ricercatrice nazionale dell’Istituto Mach di san Michele all’Adige, ci ha confermato come il biologico sia possibile e che bisogna insistere per sperimentare nuove soluzioni tecniche che vadano incontro alle richieste di salubrità da parte del consumatore. L’Istituto San Michele all’Adige sta sperimentando nuove soluzioni alternative al rame, anche se la ricercatrice sottolinea come l’abbassamento del rame da 6 kg/h a 4 kg/h (per quanto spalmabile nei 28 kg in 7 anni) deciso dal nuovo regolamento comunitario metterebbe in difficolta alcuni distretti della viticultura trentina.

Subito dopo l’intervento della ricercatrice trentina è il momento dei tecnici dei due biodistretti veneti: ExtendaVitis di BioVenezia e il gruppo Os.T.E Osservatorio Tecnico Euganeo del Biodistretto Colli Euganei: entrambi i team mostrano il work in progress delle sperimentazioni di quest’anno che riguardano l’utilizzo di prodotti sinergici e/o alternativi rame e zolfo, l’impiego dell’irrigazione di precisione per risparmiare acqua e di come sia importante difendere la biodiversità floristica ed entomoligica dei vigneti nei Colli Euganei.

Luca Rossetto dell’Università di Padova conclude gli interventi del pomeriggio con una panoramica della produzione biologica in Italia, segnalando come essa sia in costante aumento. Il peso dei prodotti biologici venduti sul totale dell’agroalimentare (anno 2016) è circa il 3% (fonte Sinab). Vendite food biologico: + 15-20% nell’ultimo triennio. “Il biologico – spiega Rossetto – non è un settore saturo ed essendo un prodotto nuovo prenderà spazio ad altri prodotti.” Forte è l’appeal dei prodotti freschi (frutta, ortaggi, latticini biologici) che, rispetto ai prodotti non bio, segnano una crescita importante. In crescita esponenziale è il fenomeno del vino e dello spumante bio, un settore ancora di nicchia ma con buone prospettive anche in considerazione delle superfici vitate e in conversione. Importante anche la richiesta di olio extra vergine biologico. Su 100 consumatori l’80% compre ogni tanto il biologico (Fonte: indagine Nomisma per Osservatorio SANA, 2018). Il marchio biologico infine è un marchio vincente che tutti capiscono.

A conclusione del workshop la degustazione di vini da vitigni resistenti: il Merlot Khorus dell’Azienda vitivinicola Parco del Venda (Boccon di Vo’, PD) e i due Resiliens (un rosso e un bianco) della cantina Le Carline (Pramaggiore, VE).

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